Nel II trimestre 2020, i prezzi delle case, secondo il consueto indice Istat, aumentano del 3,1% rispetto al trimestre precedente e del 3,4% rispetto al 2019. Un’accelerazione che si deve tanto ai valori delle abitazioni nuove che esistenti.
Aumento accelerato, quindi, rispetto all’1,7% del primo trimestre 2020. La crescita accelerata è dovuta sia ai prezzi delle abitazioni nuove (+2,7%) che a quelli esistenti (3,7%) entrambi in accelerazione rispetto al trimestre precedente (erano rispettivamente +1,0% e +1,9%).
La marcata crescita dei prezzi delle abitazioni consolida il trend che aveva iniziato a manifestarsi nella seconda parte del 2019 e fa riferimento a contratti siglati tra aprile e giugno ma le cui condizioni si sono perfezionate per lo più prima del lockdown. Il drastico calo del numero di compravendite di immobili residenziali ha riguardato la prima parte del trimestre in esame ed è stato in larga parte riassorbito a giugno, senza prefigurare, quindi, per ora, un calo generalizzato e persistente della domanda tale da influenzare l’andamento dei prezzi nel breve periodo.
Aumento generalizzato in tutte le aree geografiche
L’aumento dei prezzi delle abitazioni si registra in tutte le aree geografiche: il NordOvest e il Nord-Est mostrano aumenti marcati (rispettivamente +5,5% e +4,1%); segue il Sud e Isole (+2,3%) mentre il Centro si attesta su un tasso di crescita più basso (+0,9%). Anche su base congiunturale si registra ovunque un’ampia crescita dei prezzi delle abitazioni. A Milano accelera ulteriormente la crescita su base annua dei prezzi delle abitazioni (+15,9%). I prezzi aumentano, ma in misura più contenuta, anche a Torino (+1,8%) e a Roma (+1,3%)
Secondo l’Istituto nazionale di Statistica: “dopo la lunga sequenza di flessioni che dal 2012, con l’eccezione della debole risalita del 2016, si sono susseguite fino a metà del 2019, i prezzi delle abitazioni crescono in modo marcato e per il quarto trimestre consecutivo. Accelerano, in particolare, i prezzi delle abitazioni esistenti che tornano sopra il livello medio del 2015. La svolta si determina però in concomitanza con la crisi dovuta all’emergenza sanitaria che ha fortemente ridotto le compravendite di abitazioni e i prezzi del periodo in esame fanno per lo più riferimento a contratti i cui termini sono stati stabiliti prima del lockdown”